isabella d'aragona sforza - Società Agricola Riario Sforza s.s.

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ISABELLA D'ARAGONA SFORZA






Nacque a Napoli il 2 ottobre 1470. Secondogenita di Alfonso II duca di Calabria, erede al trono di Napoli, e di Ippolita Maria Sforza.
All'età di soli due anni viene promessa in sposa a Gian Galeazzo Sforza (che aveva quattro anni), figlio del duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza.
Isabella e Gian Galeazzo, che nel frattempo era divenuto duca di Milano, sotto la reggenza della madre, Bona di Savoia (anche se, in pratica, il vero reggente era lo zio Ludovico il Moro), si sposarono a Napoli nel 1488. Isabella aveva 18 anni e lo sposo 20. Ella era coraggiosa ma egli fiacco e corrotto.
Narra di lei il Commines: <<La dicte fille etoit fort courageuse et eut volontier donné credit à son mary, si elle eut pu, mais il n'etait guère saige et révélait ce qu'elle lui disait..>>.
Quando i giovani duchi vennero sposi in Milano ebbero splendide accoglienze. Memorabili furono i festeggiamenti. Il poeta di corte Bellincioni compose per la circostanza un'operetta, intitolata il Paradiso, e lo scenario con grande arte fu immaginato da Leonardo da Vinci il quale costruì una sfera celeste, ove i sette pianeti erano rappresentati da singoli attori che, con i modi descritti dagli antichi poeti, recitarono le lodi della duchessa Isabella.
Da questo matrimonio Isabella ebbe quattro figli: Francesco, Bona, Ippolita e Bianca che morì all'età di 3 anni.
Quando Isabella arrivò a Milano trovò una situazione nella quale il marito era succube del potere dello zio Ludovico il Moro, che assegnò ai due sposi il castello di Pavia per tenerli lontani dal governo.
La graziosa Isabella ebbe una fiera rivalità con Beatrice d'Este moglie di Ludovico il quale era il vero duca di Milano.
Quando a Beatrice nacque l'erede, Isabella scrisse al padre Alfonso II una lettera, ove gli espose la dura verità dei fatti, e la condizione umiliante in cui viveva.
Nel 1494 Alfonso II salì al trono di Napoli e dichiarò subito guerra a Ludovico il Moro.
Ma ben presto la morte veniva a rapire alla triste Isabella l'imbelle marito: Il 22 ottobre di quell'anno morì Gian Galeazzo nel castello di Pavia all'età di soli 25 anni; si ritiene sia stato avvelenato dal Moro che il giorno dopo la morte di Gian Galeazzo venne eletto duca di Milano.
Isabella dovette assistere all'esaltazione di Ludovico il Moro e della sua rivale Beatrice.
Il nuovo duca assegnò a lei una decorosa residenza nel castello di Milano. Ma come quasi tutte le principesse italiane del Rinascimento, la bella aragonese ebbe un destino assai crudele.


Lodovico Il Moro


Nel 1498, il primogenito di Isabella, Francesco, venne allontanato dalla madre da Ludovico il Moro, quando questi seppe che, durante una passeggiata a cavallo per Milano Francesco venne acclamato come duca.
Quando Luigi XII arrivò a Pavia, Isabella gli andò incontro proponendo suo figlio Francesco come duca di Milano. Luigi XII, dicendo di volerlo dare in sposa alla propria figlia, lo mandò in Francia dove lo fece rinchiudere in un'abbazia, nominandolo abbate di Moirmontiers e quivi morì dodici anni appresso per una caduta da cavallo.
Dopo la morte del figlio, nelle sue lettere, la povera duchessa, senza trono, senza marito, senza valido sostegno, così si firmava: Ysabella de Aragonia Sforcia unica in disgrazia.
La perdita del figlio e la notizia dell'imminente ritorno del Moro col proprio esercito, convinsero Isabella a tornare, dopo 11 anni di assenza, a Napoli. Da Napoli cercò di contattare l'imperatore Massimiliano d'Austria per cercare di far tornare il proprio figlio, ma senza successo.
Ad Isabella non rimase altro che occuparsi del suo Ducato di Bari, che l'allora re di Napoli Federico le concesse.
Isabella arrivò a Bari nel settembre 1501, con sua figlia Bona e si stabilì nel Castello Normanno-Svevo di Bari che fece modificare per adeguarlo a contrastare le armi da fuoco, con le più moderne tecniche di difesa. Il Ducato e i territori di Calabria gli vennero confermati da Ferdinando il Cattolico quando si schierò dalla parte degli spagnoli, durante il conflitto che li vide opporsi ai francesi per il possesso dell'Italia Meridionale.
Isabella d'Aragona introdusse, nell'amministrazione del suo piccolo ducato, lo spirito di rinnovamento e la capacità di investire in opere pubbliche, caratteristiche del Ducato di Milano. Col suo governo, autoritario ma illuminato, incrementò la prosperità del suo Ducato. Cercò di incrementare il commercio allargando i privilegi concessi ai Milanesi, ma anche ai commercianti provenienti da altre città.
Attuò diverse iniziative a favore del suo popolo: sorvegliò i pubblici ufficiali in modo che non commettessero soprusi sulla popolazione; difese il privilegio di accedere alle saline del Regno di Napoli; difese i cittadini del Ducato nei contenziosi con le città vicine; esentò i contadini dal pagamento dei dazi sulla macinazione delle olive. Favorì la pubblica istruzione ottenendo che ogni convento affidasse a due frati il compito di insegnare alla popolazione; concesse agevolazioni agli insegnati come l'aumento di stipendio, l'esenzione dalle franchigie e l'alloggio gratuito.
Amò circondarsi di artisti e letterati; chiamò a corte lo scrittore modugnese Amedeo Cornale. In questo periodo venne stampato il primo libro a Bari. Tra le opere pubbliche create a Bari da Isabella d'Aragona si ricordano il rifacimento del molo, la ristrutturazione del castello (le successive modifiche hanno sostituito gli elementi introdotti dalla duchessa) e il progetto di circondare la città con un canale per migliorarne la difesa.
Isabella diede in sposa l'unica figlia rimastagli, la diciottenne Bona, al cinquantunenne re di Polonia, Sigismondo "il vecchio"
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                   Sigismondo I il Vecchio                                                                                             Bona                                       



Bona portò in dote il Ducato di Bari (che avrebbe ricevuto alla morte di Isabella) e 500.000 ducati. Per la dote e per le spese del matrimonio vennero imposte nuove tasse nel ducato.
Ammalatasi di idropisia, nel 1523 Isabella si trasferì nel Ducato di Bari per assicurare una successione alla figlia; in seguito ritornò definitivamente nella corte di Castel Capuano, a Napoli, dove morì l'11 febbraio 1524. Dopo funerali fastosi, venne sepolta nella sagrestia del convento di S. Domenico.


Fonti: P. Misciattelli, Personaggi del Quattrocento italiano, Gaetano Garzoni Provenzani Editore, Roma 1914
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